I giochi

Dal 19 al 26 maggio 1766 il Granduca Pietro Leopoldo Lorena, a pochi mesi dal suo insediamento, si recò in visita a Livorno insieme alla consorte Maria Luisa di Borbone. Per una città che di fatto non aveva un ceto nobiliare, si trattò di un evento di particolare rilevanza, e per l'occasione la Comunità di Livorno organizzò una settimana di festeggiamenti. Le manifestazioni furono meticolosamente descritte da Giuseppe Aubert nel suo Diario del Soggiorno che passarono in questa città di Livorno dal 19 maggio incluso al 26 detto dell’Anno 1766 le loro Altezze Reali.

I preparativi

Per la visita del Granduca, nella vasta e animata piazza d'Arme di Livorno (attuale Piazza Grande) venne allestito un apposito anfiteatro ligneo, costituito da 125 palchi dotati di terrazino e balaustra, e sostenuti ciascuno da un arco posto su due pilastri. Al di sotto furono allestite delle botteghe ed una fiera aperta, in cui vendere ricche mercanzie e altri generi scelti. Una rappresentazione particolarmente importante dell'evento è costituita dai quadri di Tommaso Gherardini, in cui vengono raffigurate "la mostra generale di tutti i Palii" offerti al Granduca dalle diverse Nazioni e il Palio dell'Antenna.
Non mancarono preparativi di ordine pubblico: nella notificazione diramata per l'occasione vieta ad esempio di portare cani nella piazza, o di toccare, spingere o tirare la palla durante le partite di calcio.

Lunedì 19 maggio 1766

I festeggiamenti si aprirono lunedì 19 maggio 1766 con una mostra generale, in cui sfilarono bandiere, carri e comparse di tutte le Nazioni. Le autorità studiarono attentamente l'ordine che nel corteo dovevano avere i figuranti, gli uomini a piedi o a cavallo, i partecipanti alle gare, le bande musicali e le altre comparse in vari abiti e fogge.
A seguire si tenne una corsa di 10 cavalli, offerto dalla Comunità di Livorno. Per tale occasione venne resa pubblica la lista dei cavalli partecipanti tramite un avviso a stampa. Nell'elenco erano dettagliati la razza degli animali, la divisa dei rispettivi fantivi, e il nome dei proprietari o dei "raccomandatari" di ciascun gareggiante.

Martedì 20 maggio 1766


Per poter organizzare le partite di calcio da offrire a Pietro Leopoldo, il console inglese a Livorno, John Dick, fece richiesta direttamente alla Corte granducale mediante l'ambasciatore Horace Mann a Firenze. Il calcio era un gioco che piaceva particolarmente, e perciò la Nazione Inglese fu sollecita a richiederne l'esclusiva. C'era stato del resto uno spiacevole precedente: quando nel 1739 era stato il Granduca Francesco III a visitare Livorno, gli inglesi erano stati battuti sul tempo dalle Nazioni Olandese e Germanica, che avevano deciso di organizzare tale gioco in onore del Sovrano.

In vista delle partite, Giovanni Aubert realizzò per conto della tipografia Coltellini una nuova edizione del Discorso sul calcio fiorentino del Bardi, dedicandola al console inglese Giovanni Dick e alla Nazione Britannica. Rispetto all'edizione originale, la parte dei Capitoli (ovvero delle regole) veniva adattata alla variante livornese del gioco.

Mercoledì 21 maggio 1766

Presso il Bacino del molo di Livorno la Nazione Olandese, per festeggiare la venuta del Granduca Pietro Leopoldo, organizzò un palio marinaro. Si trattava di una competizione che ricalcava il "palio dell'antenna", una delle più antiche manifestazioni remiere livornesi, che si teneva per solennizzare la festa della Madonna.
La Nazione Olandese non badò a spese: dalla parte di terra, lungo la sponda del mare, fa innalzare un gran loggiato coperto diviso in cinque parti, quella centrale accoglierà il Granduca e consorte ad assistere al palio.
La gara fu vinta dalla fregata Rossa: "essendo il Celeste molto vicino per prendere la Bandiera ed ottenere la vittoria del Palio è cascato repentinamente in mare, la medesima sorte à avuto il Giallo, allora il Rosso à avuto tutto l’agio di salire e riportare la vittoria, giacché il Verde era giunto molto tardi…” (Pietro Bernardo Prato, Giornale della Città e Porto di Livorno).

Giovedì 22 maggio 1766

Il giorno 22 maggio si svolse il Palio dei quattro cocchi, offerto dalla Nazione Francese, destinati alla gara sono: “una biga cretese di color Verde ornato d’oro, un cocchio persiano di colore Giallo ornato d’argento, un cocchio epiroto ossia liburnico di colore Rosso ornato d’oro, e per ultimo un cocchio ateniese di color Celeste e argento”. Pietro Bernardo Prato così descrive lo svolgimento della gara: “…i quattro cocchi si sono posti al luogo delle mostre, che dato il segno, tre dei medesimi anno preso la fuga, ma il cocchio Rosso per sua inavvertenza non si è mosso. Il Celeste nella prima girata era molto avanzato, ma nella seconda il Giallo lo à passato e di poi il Verde à passato tutti e due e ne à riportato la vittoria del Palio…”

Venerdì 23 maggio 1766

Offerta dalla Nazione Inglese, il giorno 23 maggio 1766 si svolse la replica della partita di calcio nella piazza Grande di Livorno, tra le squadre caratterizzate dalle divise Celeste e Rossa.

Secondo la versione di Horace Mann, Ambasciatore Britannico in Toscana, presente quella settimana a Livorno al seguito del Granduca, in verità la partita doveva essere solo una, ma lo scarso agonismo dei calcianti in campo, causato anche da un Regolamento troppo rigido, suscitò molte recriminazioni da parte inglese, la cui comunità convinse le autorità a concedere la replica della partita.

Il secondo incontro in fatto di violenza non disattese le aspettative, tanto che la Granduchessa Maria Luisa abbandonò il palco Reale prima della fine, sconvolta dal gioco duro e crudo. Anche a causa di questo episodio quella del Venerdì 23 maggio 1766 fu l’ultima partita ufficiale del calcio a Livorno, dopo oltre due secoli di tradizione del gioco.

Sabato 24 maggio 1766

Nel pomeriggio del 24 maggio 1766 si svolse in piazza Grande il torneo della corsa dei cavalli organizzato dalla Nazione Ebrea di Livorno in onore della venuta del Granduca.

Gli animali avevano già sfilato nel corteo del primo giorno dei festeggiamenti, preceduti dal carro allegorico preparato dalla Nazione Ebrea, dedicato a Mercurio il Pacificatore, protettore di tutte le arti e in particolar modo del commercio.