Il calcio fiorentino a Livorno

Oggi non si ha memoria del calcio fiorentino che si è giocato a Livorno nei tempi antichi. Esistono tuttavia molteplici documenti che attestano la pratica del calcio in città e l’affezione che il popolo aveva rispetto al gioco, fin dal primo Seicento. Al 1603 risalgono le prime testimonianze relative al calcio giocato nei pressi del porto, ma sono numerosi anche i riferimenti a partite disputate nell'odierna Piazza Grande lungo il XVII e XVIII secolo. Sicuramente le partite di cui abbiamo più notizie sono quelle disputate per il Carnevale del 1726 e quelle realizzate nel maggio 1764 per l’Incoronazione a Re di Germania di Giuseppe II d’Arsburgo-Lorena, e nel 1766 per la visita del Granduca Leopoldo II.

Altri giochi con la palla

Il bando del 1767 trattava in realtà di altri giochi con la palla, oltre al calcio 'livornese'. In città durante l'età moderna erano in effetti praticati anche il gioco della palla a maglio, il gioco della palla a corda, e il gioco della pillotta (o del pallone col bracciale).

Il gioco della palla a maglio vedeva fronteggiarsi due squadre composte da un numero limitato di giocatori che impugnavano un maglio di legno (stecca di legno con testa a forma di martello) con il quale battevano una palla di cuoio formata a quarti. La prima menzione per la città di Livorno risale agli inizi del 1600, epoca in cui veniva giocato sulle proprietà di un fiammingo.

Il gioco della palla a corda, molto popolare, consisteva essenzialmente nel mandare la palla, per mezzo di una paletta, al di sopra di una corda tesa da un lato all'altro di un campo ben delimitato. Nel 1606, per volere di Cosimo II, il quale era intenzionato ad offrire un passatempo ai mercanti residenti a Livorno, fu realizzata la costruzione di uno stabilimento del gioco della prima Palla a corda cittadina, posto sul retro della via del Giardino (attuale via Fiume a Livorno).

Infine, la Pillotta era un gioco che prevedeva una piccola palla da colpire con una mestola di legno. Praticato sin dal XV secolo dalle aristocrazie italiane, si trattava di uno 'sport' di squadre e si svolgeva usando una sfera di cuoio piccola ma pesante lanciata con gran forza per mezzo di un bracciale di bosso o di sorbo, in modo da farla passare sopra una corda delimitante la metà campo. Alla popolarità di questo gioco contribuirono certamente i suoi giocatori, che finivano per diventare vere e proprie leggende. A Livorno, inizialmente veniva praticato liberamente nelle strade e piazze della città. Soltanto nel 1689 il Governatore di Livorno Marco Alessandro Dal Borro emanò un avviso per disciplinare tale gioco, permettendolo unicamente nella strada ove esisteva l’osteria del Re, nella vecchia via dei Magnani (oggi scomparsa), all’epoca abitata dalle “meretrici”, e pertanto luogo appartato.