Il calcio livornese e il rugby: un confronto

Le descrizioni delle partite di calcio fiorentino, i regolamenti, e la narrazione del romanzo Tom Brown's School days hanno offerto preziosi spunti per una comparazione tra il rugby delle origini e il gioco praticato a Firenze e a Livorno. Dal confronto sono emerse suggestive somiglianze, ancora più significative se si considera il ruolo che in entrambi i casi svolse la famiglia Earle di Liverpool.

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Numero dei giocatori

A Rugby come a Livorno si gioca 50 contro 50. Anche a Rugby infatti si gioca in cinquanta: “Non vorrete dirci che questi cinquanta o sessanta ragazzi in pantaloni bianchi, alcuni di essi proprio piccoli, vorranno misurarsi con quella imponente massa che è loro opposta?”. “Cinquanta o sessanta giocatori”, un numero impreciso che riprende fedelmente quello espresso a Livorno, “cinquanta e più giocatori”.

La disposizione in campo

A Rugby come a Livorno le squadre si dispongono in campo su 4 linee orizzontali aventi numero simile di atleti e compiti: Portieri, Difensori, Addetti alle Mischie, Attaccanti. Uno schema di gioco del tutto simile che condivide anche la singolare posizione degli ultimi due attaccanti laterali, staccati dalla linea e avente ugual compito di “fantasisti”. Una reiterazione di uno schema alquanto anomala, se si considera come “casuale”, ossia riferita a due giochi indipendenti l’uno dall’altro.

A Rugby come a Livorno il ruolo del Capitano spetta ad un Attaccante.

Il fallo laterale – la touche

A Livorno quando la palla esce in fallo laterale non è di nessuno e interviene il Pallaio che la getta nel mezzo a disposizione di due linee opposte di giocatori. A Rugby stesso principio.  Quando la palla esce, si compongono due linee opposte di giocatori, ed un altro giocatore, della squadra che non ha gettato la palla fuori, si occupa di lanciarla nel mezzo.

L’azione alla “Ellis”

La nascita del rugby oggi è attribuita a William Webb Ellis, uno scolaro di Rugby, che nel secondo semestre del 1823 durante una partita di football raccolse la palla in mano e correndo in avanti arrivò fino all'area di meta. In realtà simile azione è descritta fin dal 1580 da Giovanni de' Bardi nel Discorso sopra il gioco del Calcio Fiorentino, testo per altro incluso nel catalogo della biblioteca del British Museum del 1813: "e quando [la palla] punto usciva, ei [l'Innanzi] la carpiva, e serpeggiando correva, e sì faceva, che in su lo steccato conducendola".